Italia Viva sta compromettendo l’approvazione della Legge Zan

Sono giorni difficili per il disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. Dopo l’ennesima trovata ostruzionistica, ai limiti (se non oltre) della democrazia, del presidente Andrea Ostellari (Lega) in Commissione Giustizia al Senato, ora a mettere i bastoni tra le ruote della Legge Zan è anche Italia Viva, che tramite Davide Faraone ha chiesto di apportare delle modifiche al ddl, che significherebbe rispedirlo indietro alla Camera e, dunque, comprometterne seriamente l’approvazione.

Il senatore del partito di Renzi ha sostenuto durante la discussione in Aula che «questo disegno di legge può essere benissimo trattato e può essere trovata condivisione tra le forze politiche». Faraone ha poi detto di aver letto e di condividere le proposte di modifica fatte dalla presidente Valeria Valente (del PD, ndr), che a sua volta si è rifatta a un’intervista di Paola Concia che, dopo mesi di silenzio ha fatto capolino nel dibattito nientepopodimeno che sulle pagine di Avvenire, per affermare che le donne non sono una minoranza e che pertanto le discriminazioni nei loro confronti andrebbero tagliate fuori dal testo della legge. Affermazioni accolte con entusiasmo da Ostellari. Faraone ha inoltre invitato a non «dividersi ideologicamente» e ha sottolineato che «Italia Viva ha delle proposte di modifiche al provvedimento», che presenterà con degli emendamenti.

Con Italia Viva che chiede di modificare il testo di legge, non ci sono evidentemente i numeri – già risicati – per approvare integralmente la legge e scongiurare il rischio che rimbalzi alla Camera. Un risvolto assurdo dopo che a Montecitorio era stata trovata una sintesi tra i partiti dell’ex maggioranza di governo. «Perché il ddl Zan che avete votato alla Camera (quindi andava bene alla Camera) adesso non vi va più bene al Senato?», chiede Simone Alliva su Twitter a Italia Viva.

Le reazioni

«Le proposte di modifica che Faraone dice di condividere sono infatti prive di logica – ha commentato Rosario Coco, Segretario di Gaynet, in un comunicato – Da una parte la proposta Concia, che vorrebbe togliere la misoginia in quanto le donne ‘non sono minoranza’, ignora che la legge non funziona con la logica delle minoranze e non tutela le vittime in base alla loro identità, bensì sulla base del movente e del pregiudizio che genera violenze e discriminazioni».

«La discriminazione in base al genere, che purtroppo interessa le donne, è una di queste fattispecie, insieme ad orientamento sessuale, identità di genere, sesso e disabilità – ha poi aggiunto l’attivista LGBT+ – Dall’altra parte, le proposte che vorrebbero eliminare la fattispecie legata all’identità di genere si pongono al di fuori dei principali moniti internazionali e a livello europeo per la tutela delle persone transgender, che sono tra quelle che più colpite da questa tipologia di crimine d’odio. La critica, infine, di chi teme che non si riconosca la specificità delle donne nate con il sesso femminile è del tutto fuori luogo, se non addirittura in malafede, essendovi tra le fattispecie di discriminazione proprio quella legata al “sesso”».

Sulla questione è intervenuta anche Arcigay. «M5S, PD, Italia Viva e Leu che hanno raggiunto una mediazione su quel testo di legge devono garantire il supporto necessario per l’approvazione definitiva del testo anche al Senato – ha affermato il segretario nazionale Gabriele Piazzoni – senza indugiare in ulteriori modifiche che sappiamo essere solo improntate al ribasso e finalizzate a determinare molto probabilmente l’ennesimo nulla di fatto come esito di questa battaglia. Il tempo delle scuse e dei rinvii è finito».

Nel frattempo si fa sempre più assordante il silenzio dell’europeista Mario Draghi, che ha trovato il tempo di entrare nella questione della Super Liga ma non quello per spendere una parola a sostegno di una norma di civiltà che la comunità LGBT+ italiana aspetta da 25 anni.