«L’HIV te la sei cercata»: Ma anche no!

L’infezione da HIV ha da sempre rappresentato una grande ferita nella comunità LGBQTIA+, una ferita purtroppo mai rimarginata, che ancora sanguina. Rispetto a molte altre infezioni causa di epidemia, quella da HIV aveva e ha una particolarità: la sua trasmissione prevalente è stata ed è, nel mondo cosiddetto sviluppato, a discapito di tossicodipendenti, di sex-worker e soprattutto di omosessuali maschi.

Differente percezione

A differenza di tante altre infezioni epidemiche, l’infezione da HIV si è guadagnata una sua personale aggettivazione: “la colpa”. Pensate che, all’inizio dell’epidemia, l’allora ministro della salute italiano, Cattin, affermò che «L’AIDS ce l’ha chi se la va a cercare». Per dire. Infatti se la tubercolosi o la peste colpivano soprattutto i poveri e dunque «Poverini che colpa ne hanno», l’HIV si diffondeva tra chi aveva comportamenti “distorti” e quindi la colpa era loro.

Per darvi ragione di questo fenomeno, vi invito a pensare ad una cosa: per chi fuma per una vita intera, consapevole dei danni del fumo, e riceve una diagnosi di tumore polmonare, abbiamo subito pronto un «Mi dispiace». Ma per una persona sieropositiva, nel profondo, anche se non vorremmo ammetterlo, viene da dirci «Beh, un po’ te la sei cercata».

Non abbiate paura ad ammetterlo a voi stessi, questo non fa di voi delle brutte persone ma delle persone che devono ancora lavorare sul concetto di colpa, di malattia e di salute, dobbiamo solo andare a capire un po’ di più e questo è proprio l’obiettivo di questo articolo.

Promiscuo = Colpevole?

La questione è davvero complessa e mi soffermerò soprattutto sullo stigma che si ha nei confronti degli omosessuali maschi. Perché? Perché sono loro quelli più colpiti dalla “colpa”. Infatti, se ci pensate bene, se ritornate in quell’inconscio, troverete una giustificazione per le persone tossicodipendenti e i sex workers.

Per i primi riusciremo a trovare un «Poveri, sono persone fragili, non è colpa loro ma dei disagi sociali e familiari per i quali sono caduti nel tunnel». Giusto? Loro possiamo quindi in qualche modo salvarli. Mentre per i secondi possiamo optare per il «Povere – sì, perché sono sempre donne ovviamente – sono sfruttate». E anche l’altra categoria ce la siamo salvata (cogliete il sarcasmo, vi prego). Ma per i gay maschi no. Quei pervertiti e promiscui, per quelli proprio non ce la facciamo.

La scienza

A differenza nostra però ce l’hanno fatta degli scienziati che hanno lavorato per capire se alla predisposizione dell’infezione da HIV nei maschi omosessuali, rispetto per esempio agli eterosessuali, giocassero più fattori biologici o più fattori comportamentali. Lo studio è finito su Lancet, che per i non addetti ai lavori, rappresenta una delle riviste scientifiche più importanti nel mondo. Se una cosa viene pubblicata su Lancet non è il concetto elaborato da zia Concetta e messo su Facebook con tanto di !!!1! finale.

Non mi inoltro nell’articolo, ma mi soffermo in particolare sul dato: «Se la probabilità di trasmissione dell’infezione del rapporto recettivo anale non protetto avesse la stessa probabilità di infezione del rapporto sessuale vaginale non protetto, l’incidenza dell’HIV negli uomini che fanno sesso con altri uomini si ridurrebbe dell’98%».

Questo è un dato di una portata unica. Perché? Perché ci dice che non è la promiscuità ad essere il principale motore del rischio ma la natura del rapporto in sé. E se tutti, più o meno, sapevamo che il rapporto anale fosse per la natura della mucosa anale (più fragile rispetto a quella vaginale) più a rischio fino ad oggi, non sapevamo che questa era davvero la causa più importante della aumentata incidenza di HIV nella popolazione degli MSM (Men who have sex with men, un termine utilizzato in ambito scientifico per identificare omosessuali maschi, bisessuali, e tutte i maschi che hanno rapporti sessuali con altri maschi indipendentemente dal loro orientamento sessuale).

Ora i maschi omosessuali non potranno dire agli altri maschi omosessuali «L’HIV te la sei beccata perché scopi come un riccio con gente a caso». Mi rivolgo subito a loro perché purtroppo una buona dose di stigma la troviamo proprio nella comunità omosessuale. Proprio lì dove non dovrebbe esserci per antonomasia.

 

E il preservativo?

Qualcuno dirà «Basta mettere il preservativo, sei tu quello che non l’ha fatto». Sì, è vero, il preservativo rappresenta uno dei mezzi più efficaci per prevenire la maggior parte delle IST (Infezioni Sessualmente Trasmesse). Questo vale per entrambe le “sponde”, ma guardiamoci in faccia: tutti, eterosessuali e non, sto preservativo lo usiamo veramente con questa facilità e comodità?

Dovremmo. Assolutamente dovremmo e non leggerete mai in questo articolo il contrario ma il dato della realtà parla chiaro: non lo facciamo e dovremmo capire perché. Perché a volte siamo presi dalla foga del rapporto, perché è brutto spegnere quel fuoco che si è creato per cercare il preservativo nel pantalone, perché a volte “ci fidiamo”, perché a volte vorremmo viverci l’altra o l’altro senza barriere, e perché chissà quali altri motivi.

Credetemi, dovremmo ma non lo facciamo. Immaginate un mondo senza infezioni sessualmente trasmesse: lo usereste il preservativo? La risposta è no. Quindi badate bene, il preservativo non è una cosa che vogliamo usare ma una cosa che siamo costretti ad utilizzare nel momento in cui decidiamo di volerci proteggere dalle IST.

Questo è il vero motivo per cui spesso non lo utilizziamo! Perché non lo vogliamo ma dobbiamo… e tra il volere e il dovere spesso vince il primo. Perché se dopo trent’anni di politiche sanitarie, associative e scolastiche, sull’uso del preservativo le statistiche ci dicono che solo un italiano su cinque lo usa e coloro che lo utilizzano regolarmente sono solo il 14%, evidentemente qualcosa non va. E se, soprattutto, la colpa fosse il mancato uso del preservativo… qui, ad essere colpevoli saremmo veramente in tanti, forse troppi.

Salute sessuale: una priorità

Possiamo dunque affermare che, ammettendo la stessa percentuale di utilizzo del preservativo in entrambe le popolazioni, eterosessuale e omosessuale, per i maschi omosessuali l’aumento di incidenza dell’infezione da HIV non è una colpa ma un dato che nasce dal fatto che hanno dei rapporti sessuali che biologicamente sono più vulnerabili all’infezione.

Dovremmo per caso togliere il diritto di vivere la propria sessualità ai maschi gay per proteggerli dalle IST e dall’HIV? Non possiamo. Non possiamo perché il diritto a vivere la propria sessualità non è un diritto qualsiasi… è un diritto di salute, un diritto di benessere e lo dice l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) a proposito della definizione di “salute sessuale”, che afferma essere «uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale in relazione alla sessualità; non è solo assenza di malattia, disfunzioni o infermità».

Non è dunque una questione di colpa, è una questione di vulnerabilità. Quindi quella voce, lì, nel profondo che vi diceva «Un po’ se l’è cercata», forse è il caso di spegnerla.

15 thoughts on “«L’HIV te la sei cercata»: Ma anche no!

  1. Messaggio vergognoso che butta alle ortiche le campagne di sensibilizzazione.

    Io lo metto sempre, perché rispetto me e il partner. Se il preservativo non gli piace, lui non vale 5 minuti della mia vita. Se non trovo chi lo usa, non scopo. (Ma comunque si scopa lo stesso)

    Altrimenti rischiamo di giustificare chi si spezza i denti cadendo in motorino senza casco, perché il vento tra i capelli, e poi si vive una volta sola. Chi è aggredito di sera in una zona di periferia, perché ho il diritto di camminare a testa alta in quel vespaio di delinquenti che è la mia città. Chi si fa picchiare per 10 anni da un uomo perché “ma lo amavo”. Eccerto, chi invece si è chiuso in camera e amato una bambolina mentre si faceva curare dallo psico è fesso.

    Diciamo invece le cose come stanno. La vita funziona che faccio ciò che posso permettermi, per il resto sopravviverò. Tutto il resto sono scuse per irresponsabili e privi di dignità.

  2. … e se da qualche parte nel mondo ci sono persone responsabili che non trovano il principe azzurro è colpa anche di questo popolo di finti innocenti che invece di fare gli uomini e mettere la testa a posto, pensano a scopacchiare a destra e a manca

    1. Concordo con i commenti precedenti…la verità è che molti gay sono irresponsabili e superficiali. Non serve essere uno scopatore seriale per predere l’Hiv, basta una volta sola. E per queste persone è devastante poiché non si sentono nella categoria del cosiddetto “te la sei cercata”, quindi cosa dobbiamo fare,punire ed escludere a vita una persona che ha principi e morale perché è sieropositiva? Io condanno più un comportamento errato che un virus controllabile. Chi scopa a destra e a manca in vari festini non credo abbia una vita molto felice,magari credono di averla ma è solo il bisogno di colmare un vuoto..però non pretendiamo che chiunque abbia l’hiv sia stato primiscuo,ogni storia è a se. Accettiamo la condizione e rifiutiamo certi comportamenti secondo i nostri valori e principi personali. Non condanniamo a largo spettro solo perché definiti da un’acronimo,una persona è tanto altro.

  3. Ciao io sieropositivo da ben 14 anni ora sto vivendo da solo questa situazione dopo .aver avuto una relazione di 13 anni .ma in realtà in questo momento o veramente bisogno di relazionarmi con persone che sono nel mio stato

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