Ddl Zan, la discussione in Senato tra voti risicati e fake news

Dopo otto mesi di rinvii a causa dell’ostruzionismo del Presidente della Commissione Giustizia, Andrea Ostellari, il ddl Zan è approdato in Aula al Senato tra le immancabili polemiche, provocazioni e fake news da parte delle forze di centro-destra. Non appena aperta, nella giornata di ieri, la prima seduta è stata sospesa su richiesta dello stesso senatore leghista, il quale avrebbe auspicato un ulteriore dilatamento dei tempi al fine di cercare una mediazione tra i vari gruppi parlamentari. Sospensione concessa dalla presidente Casellati e che ha ritardato di circa un’ora l’inizio della discussione in Aula.

Il primo voto ha riguardato le pregiudiziali di costituzionalità avanzate dalla Lega e da Forza Italia, respinte per 136 voti a 124, uno scarto molto basso anche a causa dell’assenza di alcuni senatori e senatrici del M5S per via della vaccinazione. La seconda votazione, effettuata questa mattina, ha invece riguardato la richiesta di sospensione della discussione, avanzata ancora una volta da Lega e da Forza Italia. Qui lo scarto è stato di un solo voto: 135 favorevoli, 136 contrari, nessun astenuto.

Le destre all’attacco del ddl Zan

Si è passati quindi alla discussione vera e propria, con diversi interventi da tutti i gruppi, soprattutto da parte di chi la legge Zan non la vorrebbe o desidererebbe stravolgerla. Per la Lega ha parlato, tra gli altri, il senatore Simone Pillon, che ha ripetuto una fake news debunkata ormai da tempo, quella del padre di un ragazzo trans che in Canada sarebbe stato condannato per aver chiamato il proprio figlio con il nome femminile assegnatogli alla nascita. In realtà si tratta di un caso molto delicato, con il minore che ha tentato il suicidio e con la madre che, in accordo con degli specialisti, ha deciso di assecondare l’identificazione del figlio nel genere maschile. A fare da contorno la fantomatica teoria gender e l’insensato nesso con la maternità surrogata. La collega Sonia Fragolent, invece, ha risfoderato la provocazione dell’«eterofobia», già lanciata da Salvini alcuni mesi fa.

Fratelli d’Italia ha annunciato che ha intenzione di far intervenire tutti i propri senatori. Una scelta di quantità, ma sicuramente non di qualità dato che dal partito di Giorgia Meloni che sono stati riproposti i soliti slogan. Ignazio La Russa ha affermato che i veri discriminati sono le persone che la pensano diversamente. Claudio Barbaro ha parlato di «censure», «bavagli» e «regime autoritario». Andrea Beroldi ha sostenuto che il ddl Zan introdurrebbe «il diritto penale dello stato d’animo interiore, che è stato applicato solamente nel regime nazional socialista e nel regime delle repubbliche sovietiche comuniste». Tiziana Drago si è chiesta se «il provvedimento normativo intervenga a sostegno di chi magari attraversa delle crisi identitarie».

Forza Italia, che si dice aperta a una mediazione, non è stata da meno rispetto ai colleghi sovranisti. Il senatore Andrea Cangini ha difeso la libertà di esprimere tutte le opinioni, anche le più aberranti, per poi darsi al qualunquismo: «Considero illiberale la legge Mancino (estesa dal ddl Zan, ndr) – ha rivelato – Ogni gruppo sociale o gusto sessuale compreso nella legge nega altri. E allora cosa facciamo mettiamo anche i ciccioni tra le categorie? E allora [anche] i portatori di occhiali, i cacciatori, i vegani…». Per Marco Perosino, invece, il testo sarebbe dannoso per la società andrebbe oltre alla necessità delle persone LGBT+, diversamente da quanto sostenuto dai «nuovi teorici, alla Fedez» e dalla «lobby LGBT, che è molto potente, soprattutto in televisione».

Menzione d’onore (si fa per dire) per la senatrice del gruppo misto Alessandrina Lonardo che parlando del «ddl Zen», ha messo in discussione la portata del fenomeno dell’omotransfobia, parlando di «presunta vitale importanza» del disegno di legge e di «statistiche assai dubbie», e ipotizzando «convenienze economiche» dietro al provvedimento. La senatrice ha poi espresso le proprie posizioni gender critical sul transgenderismo, parlando del presunto fenomeno di «imitazione» tra ragazzini e facendo uno strampalato parallelismo con l’anoressia.

Ddl Zan: le posizioni del centrosinistra e di Italia Viva

Diversi gli interventi a sostegno del disegno di legge “così com’è da parte di PD, M5S e LeU. La senatrice pentastellata Alessandra Maiorino ha bollato come fake news i fatti di cronaca riportati da Pillon e ha risposto allo sfottò del senatore leghista sulle diverse identità di genere che possono essere scelte su Facebook affermando: «Le parole tirano fuori le cose dal buio. Le persone hanno stentato a riconoscersi perché non avevano le parole».

Dopo aver risposto alle polemiche per la pubblicazione di un video di alcuni esponenti di Italia Viva che applaudivano all’intervento di Salvini del giorno prima, la senatrice ha portato la voce della comunità che il provvedimento dovrebbe tutelare. «Penso alla grande mobilitazione del movimento LGBT e femminista – ha detto – 114 associzioni che ci chiedono che questo testo venga approvato senza modifiche. Il movimento LGBT dice meglio nessuna legge che una cattiva legge». La senatrice ha poi letto una lettera dell’attivista trans Porpora Marcasciano, per chiedere che l’identità di genere non venga stralciata, come invece auspicherebbe Italia Viva, sostituendola con un riferimento (più debole) alla transfobia. «Non è la stessa cosa parlare di identità di genere e transfobia – ha sottolineato Cirinnà – La comunità trans chiede di essere riconosciuta. […] Vogliamo buttare dalla torre le persone in transizione?».

Con gli interventi di Matteo Renzi e Davide Faraone, Italia Viva, d’altro canto, continua a sostenere che per avere i numeri che consentono l’approvazione della legge occorre mediare con gli altri partiti. Ci si aspetta pertanto che entro martedì prossimo, i renziani presentino degli emendamenti agli articoli 1 (definizioni), 4 (clausola salva-idee) e 7 (giornata contro l’omo-lesbo-bi-transfobia nelle scuole). Domani nuova giornata dedicata agli interventi in Aula.